La ceramica italiana ha già perso 350 milioni di euro di fatturato

Confindustria Ceramica presenta i dati consuntivi 2019 e traccia un primo bilancio sull’impatto dell’emergenza sanitaria sul comparto delle piastrelle

“Il nostro settore ha perso in due mesi di lockdown oltre 350 milioni di euro di fatturato, con la necessità di un forte ricorso alla cassa integrazione che rischia di protrarsi almeno fino a Natale. I posti di lavoro non si difendono per decreto, per rilanciare l’economia e l’occupazione servono investimenti, semplificazioni burocratiche, sostegno diretto alle imprese”. Giovanni Savorani, confermato all’unanimità alla presidenza di Confindustria Ceramica per il biennio 2020-2021 dall’Assemblea Annuale dei soci del 9 giugno, traccia un primo bilancio degli effetti della pandemia.

“Fare previsioni per l’anno in corso è praticamente impossibile – rimarca Savoraniperché oggi il mercato domestico è fermo e perché la pandemia, sviluppandosi velocemente e in modo asincrono in quasi tutti i mercati esteri, rende impossibile stimare i suoi effetti sulle nostre esportazioni. Quel che è certo è che l’agevolazione fiscale del 110% per gli interventi di efficienza energetica e sismica prevista nel decreto Rilancio, e di cui aspettiamo di capire gli ambiti di applicazione, può rappresentare un volano straordinario per la ripresa dell’edilizia e, quindi, a cascata del nostro comparto”.

Le 279 imprese ceramiche italiane - tra produttori di piastrelle, sanitari, stoviglieria, materiali refrattari e laterizi – stanno lavorando oggi al 50% della loro capacità produttiva e fanno i conti con un 2019 chiuso al di sotto delle aspettative e la prospettiva di dover tutelare ancora per mesi con ammortizzatori sociali i 27.500 occupati diretti.

  • Il consuntivo 2019

In occasione dell’assemblea annuale sono stati presentati di risultati della 40° indagine statistica annuale sull’industria ceramica italiana. Nel 2019, il giro d’affari complessivo è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima in valore (-0,7%) a 6,5 miliardi di euro, di cui 4,8 miliardi di export.

L’80% del fatturato totale è generato dall’industria delle piastrelle, che vede operative 135 aziende, 224 stabilimenti e 19.318 addetti (274 in meno rispetto al 2018). A fine 2019, la produzione di piastrelle è risultata in calo del 3,56% a 400,7 milioni mq, allineandosi alle vendite totali (406,9 milioni mq, -0,78%). Praticamente stabili le vendite sul mercato nazionale (83,5 milioni mq, +1,3%) che hanno generato un valore di 832 milioni di euro; in lieve flessione l’export, sceso a 323,4 milioni mq (-1,3%), per un valore di 4,5 miliardi di euro (-0,83%), pari all’84% del fatturato totale del comparto, rimasto in linea sui livelli 2018 a 5,34 miliardi di euro (-0,73%).

“Nel 2019 gli investimenti sono stati 373,1 milioni di euro (il 7% del fatturato annuo), in calo di un quarto rispetto all’anno precedente durante il quale erano però ancora in vigore gli incentivi fiscali, e parliamo di valori nettamente superiori ai volumi pre Industria 4.0”, precisa Savorani, cogliendo in questi dati la fiducia degli imprenditori nelle prospettive del made in Italy.

Se il mercato interno aspetta l’iniezione ricostituente del decreto Rilancio e del superbonus del 110% su efficienza energetica e sismica per rimettersi in moto, sui mercati esteri arrivano segnali confortanti dai primi dati 2020 sull’interscambio mondiale con un recupero delle piastrelle tricolori, soprattutto sulla piazza statunitense.

  • L’internazionalizzazione produttiva dell’industria delle piastrelle

Ai risultati conseguiti dalle 135 aziende ceramiche attive in Italia, vanno sommati quelli delle 16 società di diritto estero, controllate da 9 gruppi italiani e ubicati prevalentemente in Europa e Stati Uniti.

Nel 2019 hanno occupato 3.133 addetti e hanno prodotto 82 milioni mq di piastrelle. Le vendite totali hanno generato un fatturato di 843 milioni di euro (-1,8%) di cui 464,7 milioni di euro da attività in Europa (-3,8%; quota del 55%) e 378,4 milioni di euro da vendite in Nord America (+0,7%). L’80% del fatturato totale deriva da vendite nel medesimo mercato sede della fabbrica.

  • Attesa per Cersaie

Si aspetta ora la data del 22 giugno per avere conferma sul posticipo al 9 novembre dell’appuntamento fieristico clou del settore a livello mondiale, Cersaie (posticipato dal 28 settembre a causa della pandemia), ma intanto è arrivata non solo la conferma del rinnovo del contratto con BolognaFiere fino al 2025 ma anche  la notizia che tra gli emendamenti al decreto Rilancio è spuntato un fondo da 600 milioni di euro a sostegno del sistema fieristico nazionale, fondamentale per sostenere il rilancio delle filiere manifatturiere a forte internazionalizzazione, ceramica in testa.

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