A Sassuolo e Castellon è allarme per i costi energetici insostenibili

Bollette energetiche più che triplicate da inizio anno stanno annullando gli effetti della ripresa economica. A rischio la tenuta degli attuali volumi produttivi negli ultimi mesi dell’anno

Dai crescenti timori espressi a più riprese già nei mesi estivi si è arrivati ad un vero e proprio grido d’allarme che accomuna i due distretti ceramici europei, Sassuolo e Castellon. Per i produttori di piastrelle italiani e spagnoli l’impennata dei costi energetici – in aumento da inizio anno e schizzati alle stelle da settembre - sta azzerando gli effetti della ripresa economica post pandemia proprio nel momento in cui le produzioni vanno spinte al massimo per soddisfare ordini in crescita a doppia cifra. Dato che gli esperti non prevedono cali sensibili dei prezzi nei prossimi mesi, il rischio è di dover rinunciare a cavalcare il boom di domanda interna ed estera – annullando ordini e spegnendo i forni - a causa di bollette che in Italia sono più che triplicate da inizio anno e in Spagna, secondo le stime Ascer, sono cresciute in media del 148% tra gennaio e settembre.

La situazione in Italia

In Italia, aziende come il Gruppo Romani (8 milioni mq/anno di produzione) hanno visto il prezzo dell’energia elettrica passare dai 45-50 €/MWh di gennaio ai 210 €/MWh di ottobre e quello del gas da 0,2 €/mc a oltre 1 €/mc, il che equivale ad una bolletta annuale che passa da 8 a 25 milioni di euro, come ha dichiarato lo stesso presidente Giorgio Romani sulla sua pagina Linkedin.

Con le quotazioni attuali, Confindustria Ceramica, l’associazione di categoria, calcola che nel 2022 l’industria italiana delle piastrelle pagherebbe una bolletta del gas pari a 1,25 miliardi di euro, quasi un quarto del fatturato di settore, un costo chiaramente non assorbibile per un fattore di produzione che pesa già oggi più del 25% dei costi di fabbricazione.

Con questi costi l’industria ceramica italiana può resistere al massimo fino al primo trimestre 2022”, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, che lo scorso 20 ottobre ha guidato la delegazione di imprenditori ricevuta in Senato dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico. Al centro della discussione, la necessità di azioni urgenti per calmierare i prezzi, accanto ad altre misure che possano attenuare l’attuale emergenza (dagli interventi per fermare gli effetti speculativi nel mercato ETS, al riconoscimento delle corrette compensazioni, alla possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali anche in presenza di eventi eccezionali oggettivamente non evitabili come questo).

Emergenza anche in Spagna

La situazione di emergenza non è diversa in Spagna. In una nota dello scorso 6 ottobre, l’associazione nazionale di categoria ASCER comunicava che, stando ai prezzi di gas ed elettricità di fine settembre, quest’anno la bolletta energetica del settore potrebbe subire un incremento di oltre il 148% rispetto all’anno scorso: il gas, che nel mercato organizzato iberico costava in media 27,08 €/MWh a gennaio, ha toccato i 65,2 €/MWh a settembre (+140%); nello stesso periodo l’elettricità è passata da 60,17 €/MWh a 156,14 €/MWh (+160%). Cifre che si traducono per il settore nel suo complesso in costi aggiuntivi per oltre 700 milioni di euro l’anno, già di per sé insostenibili, senza considerare eventuali ulteriori rialzi nei prossimi sei mesi (il 5 ottobre l’indice TTF ha chiuso a 116 €/MWh per il gas e le contrattazioni nel mercato del “pool electrico” spagnolo ha toccato i 203,68 €/MWh per l’elettricità).

Secondo Ascer, traferire al mercato l’incremento dei costi - sebbene sia un passo quasi obbligato per le aziende del settore -, comporterà comunque una perdita di quote sui mercati internazionali a cui la piastrella spagnola destina il 75% delle proprie vendite; mercati estremamente competitivi in cui operano player con costi decisamente inferiori, ma anche mercati con capacità di spesa diversa e non sempre in grado di sostenere incrementi di prezzi. Secondo l’associazione, in assenza di interventi urgenti del governo (quali la compensazione parziale dei costi della CO2 e sovvenzioni temporanee che attenuino l’impatto dell’impennata dei costi energetici), il rischio più immediato è la riduzione o l’interruzione della produzione, con ricadute sulla tenuta occupazionale del comparto.

Tra chi vuole evitare che la situazione - definita “disastrosa” – impatti sui suoi 4.000 dipendenti c’è Fernando Roig, a capo di Gruppo Pamesa (il maggiore produttore europeo, con una capacità produttiva di quasi 120 milioni mq/anno). In un’intervista a “el Periodico del Azulejo” Roig ha dichiarato che rispetto ai 7-8 milioni di euro di bolletta del gas pagati a gennaio, il suo gruppo arriverà a pagarne 25-30 a novembre e dicembre e non è atteso alcun ribasso dei prezzi almeno per i prossimi 6 mesi. Tra le misure già adottate dal gruppo, oltre alla cancellazione della presenza a Cevisama 2022, l’immediato rialzo dei listini dal 15 al 20% a seconda dei prodotti, vale a dire circa un euro in più al metro quadrato: certamente un incremento importante, che potrà ridurre il vantaggio competitivo rispetto ai produttori italiani, ma, secondo Roig, una misura inevitabile che le aziende spagnole dovrebbero attuare per garantire innanzitutto la sostenibilità e la sopravvivenza del comparto.

Intanto, una prima notizia positiva è arrivata da Gasindustrial che, nel bollettino del 26 ottobre, ha annunciato un rallentamento nella scalata dei prezzi del gas, registrato tra il 9 e il 22 ottobre.

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