La piastrella turca spinge l'acceleratore sull'export

Tra il 2015 e il 2018 le esportazioni turche di piastrelle sono costantemente cresciute, raggiungendo i 100 milioni mq, quasi il 30% della produzione nazionale.

La Turchia è il settimo maggiore esportatore mondiale di piastrelle. Tra il 2015 e il 2018 i volumi esportati sono costantemente cresciuti (77 milioni nel 2015, 81 nel 2016, 93 nel 2017 e 100 nel 2018) e oggi rappresentano quasi il 30% della produzione nazionale (335 milioni mq). Il prezzo medio è di circa 5 euro/mq. Nel 2018 quasi la metà delle esportazioni ha raggiunto l’Unione Europea, in crescita del 5%; un quarto è stato commercializzato sui mercati asiatici, anch’essi in aumento del 14%, mentre il 17% è stato destinato al Nord America, in flessione del 17%.

Intervenuto al convegno “The Future of Ceramics” (a Modena l’11 novembre 2019), İlter Yurtbay, Presidente di Serkap, l’associazione turca dei produttori di piastrelle ceramiche, ha confermato che l’incremento delle esportazioni è stata la risposta del settore alla contrazione delle vendite sul mercato domestico (-6% nel 2018). Un calo della domanda interna che è proseguito ancora nel 2019 e che ha spinto le aziende turche nella ricerca di mercati e clientela estera che dessero garanzie di stabilità e sostenibilità della domanda a lungo termine. Non economie a basso reddito, quindi, ma mercati con un buon potere d’acquisto. Tra questi, una new entry è la Corea del Sud, ma non è l’unica.

Per Yurtbay, nel 2020 l’industria ceramica turca raccoglierà i frutti di questi sforzi, oltre a vedere una decisa ripresa dei consumi anche nel mercato domestico.

Che le esportazioni siano fondamentali per l’industria ceramica turca è incontrovertibile. “Tuttavia – ha precisato il presidente Serkap -, l’approccio delle singole aziende del settore non sempre segue una precisa strategia di espansione a lungo termine sui mercati esteri, perché, storicamente, il forte sviluppo del mercato interno ha garantito l’assorbimento della maggior parte della produzione con vendite domestiche. Il problema sorge però nelle fasi recessive, come quella degli ultimi 2 anni: il rischio è che si reagisca alla necessità, semplicemente riversando la produzione sui mercati esteri, in maniera estemporanea, andando a rompere equilibri di mercato costruiti faticosamente”.

Secondo Yurtbay, le aziende turche del settore dovrebbero mantenere le proprie esportazioni almeno al 30% della produzione, e implementare un adeguato servizio ai clienti, ambito in cui sono già stati fatti notevoli passi avanti.

Parlando di qualità di prodotto, Yurtbay ha riconosciuto come oggi l’industria ceramica turca, sia nel comparto delle piastrelle che in quello dei sanitari, competa con i produttori italiani e spagnoli, riuscendo a proporre materiali di alta gamma a prezzi più competitivi. “Il prossimo obiettivo - ha aggiunto - sarà la digitalizzazione delle fabbriche, non solo per rendere più efficienti i processi, ma anche per innalzare il livello dei servizi al mercato grazie alle potenzialità offerte dallo smart o lean manufacturing. Questo passaggio comporterà un nuovo impegno per garantire la giusta formazione del personale, in un settore dove il reperimento di manodopera qualificata, anche in Turchia, è sempre più difficile”.

Guarda la video-intervista a Ilter Yurtbay

Tags

Hai trovato utile questo articolo?

Unisciti alla community di CWW per ricevere ogni 15 giorni le principali novità da tutto il mondo sul settore ceramico

Leggi altro in "Economia e mercati"